Mi piacerebbe avere con voi un confronto su ciò che viene definito dall'esoterismo come: COSCIENZA DI GRUPPO. Quel che segue è un piccolo estratto tratto da un mio libro; vorrei conoscere il vostro parere.
LA COSCIENZA DI GRUPPO Prima di dedicarci all'approfondimento delle filosofie adottate dai Signori di Venere, vorrei aprire una finestra su ciò che per essi rappresentava la realizzazione dell’umanità: la coscienza di gruppo. In altre parole, contraddicendo quel che ho detto nella prefazione, inizio dalla fine. Ma avevo avvertito che questo libro sarebbe stato un viaggio che ha una meta sicura, ma un percorso incerto. Ogni essere incarnato potrebbe raccontare la sua esperienza di gruppo. La società odierna ci offre diverse possibilità di simili contatti; partendo dalla famiglia per passare all'ambiente di lavoro, alle amicizie, fino ad arrivare alle grandi organizzazioni che si occupano di svariate faccende, come aziende che hanno scopo di lucro oppure, associazioni che producono volontariato per le persone bisognose. Esistono molti scritti sulle teorie del branco, su come l’uomo modifica se stesso in relazione all'ambiente e della differenza di reazioni esistente fra la solitudine e lo stare insieme, ma io non voglio occuparmi di questo anche se ne terrò conto. In verità, mi interessa esclusivamente occuparmi delle relazioni che si determinano in un gruppo, un associazione, una confraternita, il cui proposito e meta finale è la crescita spirituale. La motivazione che mi spinge a scrivere su questo argomento è dettata dalla mia personale esperienza, nonché dal confronto avuto con altre persone nel corso della mia vita di gruppo. Oggi dopo più di trent'anni dall'inizio di questa avventura, mi sento in grado di esprimere valutazioni che non saranno verità supreme, quelle le lasciamo ai Maestri, ma sicuramente frutto di riflessioni costruite sull'esperienza e non lette sui libri. A chi non mi conosce, voglio rammentare brevemente come nacque la mia vita di gruppo. Sono venuto in contatto con un Maestro del nostro tempo nel 1978. Si tratta di Renzo Callegaro. Ho vissuto, per così dire, al suo fianco per un ciclo di otto indimenticabili anni, dopodiché così come egli aveva annunciato precedentemente nell'Ottobre del 1986, trapassò. In questi anni insegnò senza mai risparmiarsi, l’amore per gli esseri viventi non soltanto attraverso le parole, ma coi fatti. Attorno a lui si riunì un capannello di persone che crebbe col tempo fino ad arrivare ad un numero abbastanza numeroso. Come già espresso in un opera precedente “L’essenza intima del Maestro”, non ho mai conosciuto persona capace di così tanto amore. Insegnò della reale necessità di abbandonare la via individuale che aveva portato l’umanità ad un egocentrismo sfrenato basato sull'immagine, per abbracciare la via della coscienza di gruppo ovvero tanti individui diversi fra loro che attraverso l’intendimento comune dell’Amore fra i popoli, si svestono della propria individualità, delle proprie necessità (anche solo per un paio d’ore), per aiutare coloro che soffrono.
Straordinariamente semplice ed imbarazzante! Eppure, perché ad un tratto questa semplicità ci abbandona per lasciar posto ad altre cose? Perché alla fine le riunioni e le assemblee di questi gruppi spirituali si riducono per lo più a discussioni effimere come pagare le spese, organizzare eventi… in poche parole, ad ordinaria amministrazione? Perché molti di questi incontri collettivi si piegano al servizio della personalità e delle problematiche individuali ed emotive fra membri del gruppo, anche se questo non è previsto dal proposito del Maestro? L’entusiasmo che segna l’inizio di ogni neofita perché crolla sotto il peso delle piccole responsabilità in breve tempo? E quella sana forma gerarchica perché viene sostituita da quella insana? Vizi, gelosie, litigi, separazioni, amicizie destinate a durare in eterno che finiscono dopo pochi anni, hanno un senso nella costituzione della coscienza di gruppo? Quante volte abbiamo creduto di poterci fidare dei nostri amici, confratelli, insegnanti al punto da considerarci sicuri e protetti fra le loro braccia e dopo anni, trovarci di fronte le stesse persone come i nostri nemici più implacabili? Quanta sofferenza ha generato questa strana dinamica nei cuori dei membri dei vari gruppi spirituali, accademie o logge in tutte le ere ed ha portato ad una sensazione di esilio dai mondi spirituali! Perché queste separazioni avvengono nei piccoli gruppi come nelle grandi organizzazioni. E sorgono allora tutte queste domande! Ma era tutto falso fin dall’inizio, oppure è subentrato qualcosa che ha eluso l’antico stato d’animo? Abbiamo sbagliato ad affidare a questo o quel gruppo la nostra parte spirituale più intima? Abbiamo perso tempo?
Grazie Massimo per il tuo contributo. Sono sempre più persuaso del fatto che ciò che renderà sacra l’umanità è l’accorgersi della netta differenza fra l’essere e l’esistere. La coscienza di gruppo si manifesta, secondo il mio umile parere quando l’essenza più intima di un insieme di individui, si unisce ad un proposito divino generato da un vero maestro. Viceversa si genera esclusivamente un branco, che vive si un senso di appartenenza, ma la storia ci ha insegnato che la dove vige la legge del più forte, qualsiasi collettività dalla più piccola alla più grande civiltà, crolla sotto i colpi della verità. Abbraccio e condivido il tuo augurio.
Riporto quella che è la mia esperienza senza avere nessuna pretesa.
La vita in questo mondo non è per niente facile e tutti noi dobbiamo fare i conti con una parte inconsapevole che ci segue vita dopo vita. Ogni individuo deve fare i conti con sé stesso, e per quanto possa sembrare cosa di poco conto, questo è l'aspetto più duro e importante dell'esistenza di ogni essere umano. Anch'io ho conosciuto molte persone di fiducia cadere in modi imprevisti e creare per questo gravi problemi.
Cosa posso dire.
Si sa che la via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni, e queste da sole non bastano ad affrontare le nostre parti più oscure.
I lavori fatti in gruppo per l'evoluzione spirituale…