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Il caduceo

Aggiornamento: 6 mar 2019


La storia, il mito e la spiegazione del simbolo più antico dell'umanità



Il caduceo. Uno dei simboli più antichi dell'umanità venuto alla luce nei luoghi più remoti della terra in epoche diverse e lontane fra loro è ancora oggi, fonte di interpretazioni e speculazioni diverse. Su questa raffigurazione si è scritto e detto di tutto. A partire da tempi più antichi fino ad arrivare ai nostri giorni, si è favoleggiato su questa immagine nei modi più disparati. Esistono tradizioni esoteriche e non ad esempio, che affermano che l'immagine più corrispondente a verità, non sono due serpenti ma vipere; altri dicono che sono bisce; per altri, l’unico vero originale è quello con un solo serpente, altri ancora dichiarano che i due sono sì serpenti, ma si fronteggiano eternamente mimando la lotta perpetua fra il bene e il male ed altro ancora. Recentemente, il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Monza e Brianza, su invito della Federazione Ordini dei Medici d’Italia, mi contattarono per sottopormi un quesito che a loro stava molto a cuore. Una parte abbastanza cospicua dei Medici di alcune regioni chiedeva a gran voce la soppressione del simbolo del caduceo a rappresentazione della Sanità, in quanto secondo le informazioni in loro possesso, quella figura allegorica veniva messa in relazione a Mercurio, considerato nell'era moderna il protettore dei commercianti e dei ladri. Non volevano che quel simbolo potesse confondere l'immagine del medico, missionario pro salute popoli, con l’avidità e il profitto dei commercianti, contraddicendo di fatto il giuramento di Ippocrate e il loro compito verso i sofferenti. Fu organizzata una conferenza attraverso la quale riuscii chissà, ad evitare la soppressione del simbolo cercando di districare la matassa e di mettere un po’ di ordine dal caos. Partiamo dall'inizio. Due cose sono assodate dal punto di vista storico: la prima è che il caduceo, come detto prima, è uno dei simboli più antichi dell’evoluzione umana, la seconda è che questa immagine sia stata rappresentata e ritrovata in diverse zone della terra. Non si conoscono storicamente i collegamenti fra le varie civiltà. Non si sa quale sia la connessione che mette in relazione il caduceo più antico, reperto archeologico rappresentato sulla coppa di un re mesopotamico a Lagash, con quello ritrovato su una tavoletta Veda nell’India del sud, o a Cartagine presso i Fenici, in Egitto, nei templi e nelle case greco-romane. Esistono numerose tradizioni, miti o leggende che si combattono l’appellativo dell'origine del caduceo; nel mito greco di Tiresia, un mago ed indovino punito con la cecità per aver osato osservare Artemide senza veli mentre faceva il bagno, la cui storia venne presa ad esempio per giustificare appunto l’origine di questo simbolo. Prima della punizione divina, passeggiando nel bosco si imbatté in due serpenti in amore e li colpì con la sua bacchetta; i due serpenti si incrociarono attorno ad essa, generando in questo modo il caduceo, mentre il mago Tiresia si vide trasformato in femmina. Colpisce di questo racconto l’insieme di doppi sensi, ma per gli antichi greci questo mito racchiudeva il mistero della funzione duale dell’evoluzione che cercheremo di sviscerare più avanti. Un altro mito che ci perviene da una tradizione più antica, ovvero quella egizio-greca, ci racconta la stessa favola in maniera diversa e veste come protagonista della stessa, un mitico personaggio destinato a diventare uno dei precursori del moderno occultismo: Hermes. Si narra che egli incontrò nel bosco due serpenti, che al contrario della leggenda di Tiresia, erano in lotta fra loro; intuì che quei due rettili simboleggiavano la percezione dualistica dell'essere e dell'esistere che pone il genere umano in balia della contrapposizione archetipale, e pose fra i due contendenti il suo bastone a suggellare un atto magico cosciente. A quel punto i due serpenti si innamorarono, si arrotolarono attorno alla verga che divenne alata e sulla cui sommità si incastonò miracolosamente un diadema. Da allora la tradizione afferma che quel simbolo diventò uno strumento del potere iniziatico che permette lo scambio di informazioni fra lo Spirito e la Materia, fra Dio e l’Uomo. Da questa tradizione nacque la caratteristica di messaggero, e in seguito i Romani chiamarono questa divinità Mercurio rappresentandolo appunto con le ali ai calzari e sulla testa.

Hermes, o Ermete Trismegisto, il tre volte grande, a sua volta accostato al dio egizio Thoth, fu considerato il creatore dell'arte magica ed iniziatica da cui si presume, tutte le tradizioni future fecero riferimento nei loro rituali. Fu proprio lui per primo a sostenere, così come scritto sul Corpum Hermeticum, che la Sapienza Iniziatica Universale doveva contemplare la sua applicazione nelle scienze umane quali la medicina, la filosofia, la matematica e le scienze naturali e religiose. La sua allocuzione Come in basso così in alto, come in alto così in basso per il miracolo della Cosa Unica, espressa magistralmente nella sua Tavola Smeraldina, trova qui la sua prima superficiale interpretazione e comprensione. Questa  peculiarità di ambasciatore fra il basso e l’alto, che va intesa sia dal punto di vista microcosmico che macrocosmico, assume l’aggettivo di mercuriale, termine usato poi dagli alchimisti e dai filosofi dei secoli successivi.

Ma il simbolo del caduceo, nel corso dei secoli, subisce molteplici variazioni con annesse interpretazioni, che contribuiranno nel corso del tempo, a generare una confusione che si protrarrà fino ai giorni nostri. Una delle più importanti è la differenza fra i primi caducei con due serpenti attorcigliati ad un bastone, con quelli successivi rappresentati da un serpente solo. Come risaputo, in epoca greca venne eletto a dio della medicina Asclepio ripreso dai Romani con il nome di Esculapio, rappresentato con un solo serpente attorcigliato ad un bastone. È un personaggio importante della mitologia greca, figlio di Apollo e Coronide. Si dice che fu iniziato alla medicina dal centauro Chirone, ma in realtà ottenne per eredità paterna (Apollo è sempre stato messo in relazione al Sole, le cui caratteristiche oltre alla forza dell’amore erano anche quella della salute dell’anima e del corpo) l’appellativo di dio della medicina. Secondo il mito, ottenne dalla dea Atena il potere sull’aspetto duale del rapporto fra salute e malattia. Il sangue che da lui sgorgava dal fianco sinistro era considerato velenoso e portatore di malattie, quello destro aveva proprietà taumaturgiche. Ma una variante di questo mito afferma che Asclepio creò una non meglio precisata tecnica di guarigione che gli permetteva di guarire ogni tipo di malattia, ma leggendo attentamente il dialogo fra dei, Zeus e Ade, arrabbiati per il potere sempre crescente di Asclepio, si accorgono che in realtà egli non generò una tecnica, bensì un farmaco, una mèdela, portandoci quindi a compiere il primo passo verso la comprensione della differenza dei due simboli.  Il singolo serpente avvolto intorno alla verga infatti, secondo la tradizione ermetica rappresenta il farmaco, un agente esterno attraverso il quale raggiungere la salute psicofisica. A conferma di ciò, l’ordine dei Farmacisti ha eletto come simbolo (anche se non tutte le farmacie lo espongono), un serpente che si attorciglia al gambo di una coppa nell’atto di bere all’interno di essa il medicinale. Questa immagine a volte viene usata anche dagli ermetisti ed alchimisti moderni di una certa branca esoterica, per spiegare allegoricamente la prima fase alchemica del separando che è possibile conseguire anche operando da solo. Nel lungo cammino della ricerca della pietra filosofale, l’alchimista inizialmente deve comprendere la natura del quinto elemento che guarda caso nell’arte alchemica viene denominato proprio Mercurio filosofico. Il nutrimento proveniente da questo elemento, permette i primi sviluppi su questo sentiero, dopodiché in virtù del grande e meraviglioso compito del genere umano, ovvero quello di ritornare alle proprie origini, diventa necessario l’approccio al caduceo più antico, quello dei due serpenti avvinghiati attorno ad una verga alata. Questo simbolo, rappresenta fra le altre cose, la guarigione assoluta e completa, generata non da un agente esterno come un farmaco, ma da un agente magico interno, cosciente, solare: l'Amore. Questo è, secondo me, il più profondo insegnamento del caduceo agli studiosi di esoterismo e la comprensione del suo significato spalanca di fronte a noi un approfondimento ulteriore. Come ogni tradizione ci insegna, noi viviamo immersi nella dualità. Luce e Ombra, Bene e Male, Maschio e Femmina, sono alcuni dei termini che accompagnano gli studiosi che passano intere esistenze a cercare di comprendere come conoscere ed equilibrare questi due opposti.  Ma siamo certi che il compito degli occultisti sia proprio questo? Forse il caduceo in uno dei suoi aspetti più sottili, vuole insegnarci che dal punto di vista spirituale non siamo solo esseri duali ma trini. Esiste un terzo aspetto fondamentale nel quale i due principi si fondono e che produce, quando questo fattore si manifesta, maggiore consapevolezza e passaggi di coscienza ed iniziatici importanti. Nel tentativo di approfondimento, analizzando le antiche tradizioni, possiamo notare come tutte prevedevano una triade o trinità creatrice. La loro peculiarità presumeva un principio creativo (padre), un principio ricettivo (madre) e la loro sintesi (figlio). In Egitto ad esempio, nelle terre di Abido abbiamo Osiride (padre), Iside (madre) e Horus (figlio). Amun (padre), Muz (madre) e Konsu (figlio) a Tebe. Anche nella cosmogonia Caldea venivano adorate sacre famiglie. I Celti erano ricchi di divinità trine. La più arcana di queste trinità sembra sia stata quella di Aesar (padre), Anu-Matnamnar (madre) e Ain (figlio). Si evince per analogia che senza dubbio, in tutte le tradizioni viene evidenziato ciò che il caduceo racchiude in se stesso. La dualità si risolve nella fusione dei due opposti, maschio e femmina rappresentati dai due serpenti in amore, che generano un terzo aspetto, la verga alata, il figlio, il messaggero fra Dio e l'uomo. Anche le tradizioni orientali ci vengono incontro a conferma di questo studio. Secondo gli induisti la colonna vertebrale dell'uomo è suddivisa in tre caratteristiche chiamate nadi. Le due più esterne Ida e Pingala, rappresentano la coppia di opposti, mentre quella centrale denominata Sushumma, riproduce per analogia la verga alata del caduceo ed è il canale sul quale si innalza la dea Kundalini, la forza primordiale sopita alla base della colonna vertebrale come offuscata dal veleno dell'illusione che, risvegliata dalla suprema risonanza della conoscenza, produce uno scuotimento nell'anima; i due serpenti si abbracciano nell'estasi e la sua forza risale lungo i centri vivificandoli. L'unione fra Shiva e Shakti è completa. (Cit.Tantrasadbhava) Il Cristianesimo erroneamente, o come molti suppongono arbitrariamente, escluse l'elemento femminile dalla trinità generatrice. La casta Maria, secondo le autorità ecclesiastiche, pur essendo strettamente legata a questa trinità, poiché dona la vita alla seconda persona della stessa, ovvero il figlio, non ne fa parte. La triade cristiana, rappresentata dal segno della croce, prevede un padre che genera (maschio), un figlio unigenito (maschio) e uno Spirito Santo, il paràclito, il consolatore (dal greco, sostantivo maschile). Teorizzando la castità assoluta come principio di salvezza, limitando così l'azione delle antiche tradizioni che davano al principio femminile il potere di trasformazione del piombo in oro, di fatto la chiesa esclude da ogni liturgia la donna azzerando il suo ruolo di sacerdotessa da ogni tradizione spirituale precedente.

Per meglio comprendere il rapporto duale della spiritualità, possiamo fare ricorso ad un altra tradizione orientale confermando, semmai ce ne fosse bisogno, quanto la verità UNA non sia di pertinenza di una sola tradizione: il Taoismo. La spiegazione del simbolo di questa tradizione assume una colorazione poetica e quindi non cozza contro il falso moralismo occidentale che tende a separare luce e ombra come parti completamente smembrate fra loro. Yin e Yang rappresentano appunto la bipolarità ad indicare che l'universo intero si fonda sulla comprensione di questa legge assoluta che crea, sostanzia e ritma la vita attraverso questi due principi che non vengono visti come separati, ma assolutamente uniti e dipendenti fra loro, generanti un terzo aspetto. Lo spazio all'interno del cerchio, secondo gli orientali, è diviso in due colori opposti e questo è ciò che permette di definirli. Lo Yin, aspetto ombra, è nero, rappresenta ciò che nella dualità è considerato ricettivo, femminile e quindi custode della luce. Lo Yang, aspetto luce è bianco, a rappresentare ciò che invece è creativo, penetrante, maschile. Non esistono spazi grigi all'interno del diagramma, in ogni punto l'uno o l'altro colore si manifesta solo per contrasto con il suo inverso. Yin e Yang si fondono a vicenda e non possono sussistere indipendentemente l'uno dall'altro; sono inscindibili e comunicanti. La linea che divide il cerchio, e che analogicamente è da riferirsi alla verga alata del caduceo, in questo caso non è una linea retta perché rappresenta il rapporto dinamico fra i due; un modello di movimento perpetuo auto regolato dall'amore. Questo rapporto ricorda moltissimo anche se con altre caratteristiche, i due serpenti del caduceo. Inoltre, possiamo notare che il nero inizia dove il bianco raggiunge il suo apice e viceversa, a conferma di quanto afferma la tradizione cinese nella legge fondamentale dei mutamenti: giunto all'estremo, necessariamente si inverte. Concludendo, possiamo affermare che il caduceo, come ogni tradizione simbolica che si rispetti, rappresenta una Via, un mezzo per conseguire la comprensione del rapporto drammatico fra l'esistere e l'essere, fra la malattia e la salute, fra il maschio e la femmina per realizzare il terzo aspetto immanifesto: l'Androgino degli alchimisti, l'Ayn Soph Aur dei cabalisti, l'Uno degli orientali e via dicendo, conquistando, attraverso la magia come atto cosciente e non fideistico, il diadema fra le ali della verga alata rendendo finalmente carne e non un ideale, il Logos.

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